mercoledì 11 maggio 2016

La nascita del canto russo-ortodosso



UN PO DI STORIA - La nascita del canto russo-ortodosso

Il canto russo-ortodosso nasce dal rito bizantino slavo. Questo andò sviluppandosi a Bisanzio sotto il duplice influsso delle basiliche imperiali e dei monasteri. Alla base del rito bizantino ci sono tre Liturgie: la Liturgia di S. Giovanni Crisostomo ,dei “Doni presantificati e quella di San Basilio, identica per schema a quella di S. Giovanni Crisostomo, ma con le preghiere sacerdotali più lunghe.

Il canto liturgico entra in forma monodica in Russia con il cristianesimo tramite i missionari bizantini. Nel corso dei secoli si arricchirà ulteriormente, sviluppando un sistema proprio di notazione musicale. Questa forma raggiungerà il suo massimo splendore sotto Ivan il Terribile, grande estimatore e raccoglitore di canti e cantori, nonché compositore egli stesso.

Nel 1917, con la rivoluzione bolscevica, il canto russo-ortodosso conoscerà una brusca e drammatica interruzione. Molti archivi verranno dati alle fiamme con la conseguente perdita di manoscritti unici al mondo e di lavori di ricostruzione andati definitivamente perduti.

Il canto liturgico russo si riallaccia alla tradizione musicale nata dalla riforma di S. Giovanni Damasceno (650-750 ca) e conformemente alle indicazioni dei Padri della Chiesa bizantina, che avevano sottolineato l’importanza del canto nella liturgia, la musica liturgica russa è sempre rimasta puramente vocale. L’impiego di qualunque strumento musicale è sempre stato vietato, ad eccezione della campane, che fecero la prima comparsa a Novgorod alla metà del sec. XI e costituiscono un segno dell’influenza occidentale.

Secondo alcuni studiosi, attualmente il canto liturgico russo si esprime soprattutto con uno stile ricco di contaminazioni da parte delle parrocchie e delle cattedrali russe. Il canto russo considerato autentico e fedele alle origini, secondo i musicologi e gli studiosi dell’Ortodossia in ambito teologico, filosofico e liturgico è individuato unicamente nei monasteri, dove l’antica tradizione sembra essere rimasta quasi inalterata, come fosse sospesa nel tempo.